L'apertura della porta
Si stava come in autunno, ma era estate. Guardavo fuori dalla finestra di vetro temperato, osservavo i meccanici spostare il temperino-da-vetro da una finestra all'altra, faticavano nella pesante tuta di protezione. La stanza era luminosa di luce naturale, ma nonostante i raggi del Semi-Sole cercassero di scaldare quel che restava della Terra, le nebbie tossiche e la sensazione di persone sciolte limitavano la mia produzione di serotonina.
Erano passati 39 anni dalla mia nascita, e li avevo spesi interamente in quella maestosa costruzione semi-sotterranea, guardando al di fuori dei vetri nella torre in superficie, e tramite le varie telecamere dei droni di ricognizione. Avrei tanto voluto uscire e vedere il mondo al di fuori della mia comoda prigione, ma cio' che restava della razza umana era sopravvissuto solo grazie a quei moderni rifugi autosufficienti. Li chiamavamo "acquari", ne erano stati costruiti tantissimi su tutto il pianeta, ma sarebbe stato impossibile dire quanti, o quali fossero ancora attivi, le comunicazioni tra acquari erano state interrotte almeno 2 decadi fa, si poteva solo immaginare e sperare che tutti stessero bene.