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Quinoa

I miei passi rimbombarono per tutta la stanza. Avevo chiuso la porta dietro di me con il telecomando da polso ed ero sicuro di non essere stato visto. Il locale era poco illuminato, pareti pavimento e soffitto si mischiavano nel nero della penombra mentre la cella di vetro azzurro spiccava al centro ben visibile illuminata.

Gli strumenti erano stati sterilizzati e brillavano di pulizia chirurgica. Tutto era pronto e questa volta non si poteva più’ rimandare, quella cosa doveva essere fatta come da contratto. Nel momento in cui salii il primo gradino verso quel cubo vitreo il mio segnalatore di presenza estranea inizio’ a vibrare a frequenza insistente e la cosa non mi piacque per niente. Richiusi la cella e tornando sui miei passi lasciai la stanza uscendo dal fienile e ricoprendo di paglia la porta segreta. Corsi verso l’armadietto dei vestiti e velocemente cercai di tornare la persona comune e insospettabile di sempre. Indossai i jeans la camicia e il cappello di quinoa, presi un attrezzo da acquitrino e mi preparai ad accogliere l’ipotetico sguardo curioso di qualcuno al mio cancello. Girai attorno al fienile cercando di stamparmi un sorriso sul volto, pronto a sostenere un discorso tanto inutile quanto vitale per la mia copertura.

Quando vidi chi stava di fronte al mio cancello non riuscii a trattenere un gemito di fastidio, il mio segnalatore di presenza estranea aveva fatto il suo dovere magnificamente. I miei passi si fecero più’ rapidi e decisi, un po come quando alla prima cena con i genitori della fidanzata questi servono un piatto di nervetti di scoiattolo crudi e iniziano a mangiare avidamente, mentre noi in imbarazzo ci arrampichiamo in complimenti e osservazioni false per prendere tempo, io sapevo di dover sostenere quella conversazione, ma avrei preferito i nervetti.

30-10-2014