Passa al contenuto principale

Carota

“Lo assaggi, signor Catarifrangesso, e mi dica sinceramente”, sospirò il Megatribuno dopo aver sospinto con inesorabile leggerezza un piatto tondo verso il lato opposto al suo della megascrivania in liocorno. Una sottile colonna di fumo s’innalzava silenziosa e verticale da un cosciotto di stambergo alla Tourandot in cornucopia a sfoglia integrale. Un filo impalpabile di salsa Papèl attraversava quel taglio magro di carne e proseguiva nel lato sgombro del piatto a formare due impeccabili cerchi concentrici contenenti le lettere maiuscole M e C, il logo della MegaCombo International. I cinque sensi di Catarifrancesco erano talmente appagati che non sarebbe stato in grado di elencarli. Mai si sarebbe aspettato tutto questo dalla convocazione ufficiale nella Megasala al 137esimo piano della Megasede direzionale. Il Megaascensore a peumoasportazione bilanciata saliva silenzioso e verticale, affacciato su una compatta parete arancione fluorescente che solo intorno al 48esimo piano cominciava ad assottigliarsi facendo intravedere l’orizzonte attraverso una fitta pioggia di quelli che sembravano residui di carota. Catarifrancesco, preoccupato dal sorprendente invito e ipnotizzato dalla cascata colorata stava ancora pensando se il Megaascensore contenesse o meno due ‘a’ minuscole attigue quando la sua corsa si fermò proprio a fianco di un gigantesco tubo cromato dal quale venivano espulsi quei coriandoli commestibili. Il Megatribuno accolse il suo ospite allungando la mano destra verso di lui prevedendo un analogo movimento speculare. E così successe. “Salve Catarifrantoio, ho sentito spesso parlare di lei anche se non ricordo in che termini. Prego, venga, le mostro il mio ufficio”. Il corridoio che nasceva in quel punto presentava una lunga cucina lineare a coprire l’intero lato sinistro. “Sa, fin quando questo antiquato Megaascensore non sarà sostituito, ci vorrà troppo tempo per raggiungere il suolo. Il mio alto senso di democrazia mi impone una pausa pranzo della stessa durata di quella dei miei sottoposti. E la mia floreale ricchezza mi ha imposto di acquistare il meglio della tecnologia disponibile per cucinare qualche piatto semplice direttamente qui”. Catarifrancesco era sbalordito e guardava con ammirazione macchinari di cui aveva soltanto sentito parlare: l’impastatore panegirico, la macchina per caffè raffermo, lo scassatartarughe bivalva. “Seguo una rubrica di cucina radiofonica alla sera, si chiama ‘Io cucino’, ma i miei risultati sono ancora lungi dall’essere soddisfacenti”, proseguì il Megatribuno mentre camminavano affiancati verso il cuore dell’ufficio prima di portare l’attenzione del suo ospite anche verso il lato destro del corridoio. Un’interminabile teca in stile Manuzio II esibiva una museale collezione di insetti svenuti, sovrastata dalle tavole anatomiche originali del Metternich, il famoso statista entomologo. “Vede mio caro Catarifratello, lo studio delle creature più piccole è fondamentale nel nostro settore industriale. Le alterazioni che l’uomo porta all’ambiente si riflettono sui suoi abitanti e cominciano ad essere evidenti a partire dalle forme più semplici della catena alimentare”. Catarifrancesco, era sempre più confuso sull’ortografia del suo nome e passava in rassegna minuscoli mostri dai nomi complicatissimi di cui aveva ignorato fino ad allora l’esistenza. Ma lo scrosciante rumore schiumoso tipico di qualcosa di molto freddo a contatto con qualcosa di estremamente caldo richiamò l’attenzione dei due: un frutto maturo della pianta di bamburgher era caduto sulla piastra sottostante, e come si sa va cotto istantaneamente prima che diventi tossico. Il Megatribuno fece accomodare l’ospite alla sua scrivania adeguatamente apparecchiata, al centro della quale un cubo illuminato da un neon azzurrato conteneva ciò che la targhetta sottostante indicava come “Zanzara Olifante temperata, acquitrino, 1835”. “Questo che ha l’onore di vedere, Catarifrastuono, è il primo esemplare catalogato dal lungimirante Metternich. Capirà lei stesso la differenza con i soggetti attuali non appena raggiungerà l’acquitrino. La sua missione è di vitale e mortale importanza al tempo stesso”, illustrò il Megatribuno mentre distribuiva equamente lo stambergo nei due piatti. “Troverà tutte le risposte alle domande che non si ancora posto nell’opuscolo che le verrà consegnato all’uscita. E con esso i documenti falsi, le autorizzazioni illegittime, le coperture da utilizzare per tranquillizzare gli abitanti del luogo e un buono sconto del 15% sull’acquisto di una damigiana di insetticida”. Il Megatribuno si estese fino a collocare il piatto piano davanti a Catarifrancesco, le sue mani molto vicine emanavano un rassicurante sentore di carota. “Lo assaggi, signor Catariframmento, e mi dica sinceramente”.

2015-03-15 - #Catarifrancesco, #Megatribuno